Cotone filetti
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Policotone: fibra ecologica ottenuta dalla plastica riciclata

Sono quattro le grandi famiglie dalle quali provengono tutti i tipi di tessuti oggi esistenti. Ci sono quelli di origine vegetale, lino, cotone, juta, di origine animale come la lana e la seta, di origine minerale come la fibra di vetro e l’amianto e le fibre sintetiche quali il nylon, l’acrilico e il poliestere. Un tempo queste ultime non esistevano, è solo dopo il 1900 che si sono aggiunte alle fibre completamente naturali anche quelle a base di petrolio.

Una delle fibre oggi più presenti sul mercato è il policotone, ottenuto dall’unione di fibre di cotone e poliestere: una combinazione che ha la sua forza nella resistenza data dalla fibra sintetica e nella qualità di pregio del cotone. L’anima del filato che si ottiene è composta da poliestere 100% filamento continuo e rivestita da un filato di cotone per dare al tessuto un aspetto più pregiato.

Dalla bottiglia di plastica alla maglietta

La tecnologia nel tempo ha apportato nuove soluzioni in tanti settori e anche il riciclo della plastica è oggi fonte di nuovi prodotti che nascono proprio da ciò che buttiamo via. Le bottiglie in plastica che finiscono negli appositi contenitori si utilizzano per creare capi tessili e maglie, comprese le etichette che troviamo all’interno del vestiario. Riciclare ciò che non serve più significa dare nuova vita ad un oggetto che diventa una risorsa produttiva. Con sole sette bottiglie di plastica si può realizzare una maglia, è davvero una bellissima cosa.

Ciò che crea qualche problema nella fase della filatura è il fatto di dover usare bottiglie dello stesso colore: forse nessuno di noi sa di dover dividere la plastica in base al colore ed è cosa abbastanza difficile da fare perché i contenitori che abbiamo a disposizione non prevedono questa separazione. Altra cosa da fare è togliere i tappi che sono in polietilene e non servono: queste due operazioni sveltirebbero di molto il processo di filatura e ridurrebbero anche i suoi costi.

Molte grandi aziende come la Nike producono da anni ottimi materiali tecnici provenienti dal riciclo della plastica: sono totalmente ecologici perché non si usano sostanze chimiche di alcun genere e anche la fase di tintura, che avviene durante il processo della filatura, consente di risparmiare acqua ed energia, altro passo avanti nel limitare l’uso delle risorse.

Indossare abiti in materiali riciclati sta diventando anche moda: grandi nomi del jet-set internazionale vestono capi prodotti con questa nuova tecnica perché sono belli e green al 100%.

Da cosa è composto un tessuto

Quando compriamo un capo d’abbigliamento capita di guardare all’interno per leggere l’etichetta: è il suo biglietto da visita, ci dice i materiali che lo compongono, il marchio del prodotto o anche il nome dell’azienda produttrice. Per legge sulle etichette devono essere riportati tutti i materiali di cui il capo è composto in ordine decrescente: lana 60%, fibra sintetica 40% ecc… inoltre è obbligatorio citare le fibre da cui deriva il capo, lana piuttosto che cotone o lino. Per le fibre sintetiche si indica poliestere 40% o la dicitura fibra sintetica 60%.

I tessuti fatti di un solo materiale possono indicare sia la sigla 100% seta oppure la parola “pura seta”. Non è consentito invece usare marchi non conformi alle precedenti regole o aggettivi che potrebbero ingannare il consumatore; molto spesso accade invece che per ragioni di concorrenza e di mercato sui capi di vestiario siano applicate etichette ambigue e male interpretabili.

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